mercoledì 15 ottobre 2014

Giù le mani da Caino

La pena di morte risponde a criteri moderni di giustizia o ad un emotivo desiderio di vendetta della società?


Fino al '700, nessuno avrebbe messo in discussione il diritto dello Stato ad infliggerla, anzi essa rappresentava, con la sua spettacolarizzazione, un pubblico ammonimento.

L'illuminista Cesare Beccaria, con la pubblicazione nel 1764 del pamphlet Dei delitti e delle pene, 
 stimolò la riflessione sul sistema penale vigente, argomentando che lo Stato, infliggendo la pena di morte ad un individuo,per punire un delitto, ne avrebbe commesso un altro:"Parmi un assurdo che le leggi, che sono l'espressione della pubblica volontà, che detestano e puniscono l'omicidio, ne commettono uno esse medesime, e, per allontanare i cittadini dall'assassinio, ordinino un pubblico assassinio". E definisce la pena di morte: "una guerra della nazione contro un cittadino perché giudica necessaria o utile la distruzione del suo essere".
Beccaria,dunque,la ritiene inaccettabile perché il bene della vita è indisponibile e, pertanto, deve essere sottratto  alla volontà del singolo e dello Stato.

Influenzati da pensatori come Beccaria,diversi stati italiani abolirono la pena di morte e l'Italia unita l'abolì, tranne che per crimini di guerra e regicidio, nel 1889. Fu poi reinserita con il Codice Rocco nel 1930, e abolita definitivamente nel 1948.

Importante capitolo della storia della pena di morte viene scritto il 18 dicembre 2007, quando l'ONU approva una risoluzione, su iniziativa italiana, per la moratoria universale della pena di morte, ovvero per una sospensione internazionale delle pene capitali.

In alcuni paesi, si assiste da qualche anno, anche in conseguenza dell'aumento del tasso di criminalità, ad un ritorno alle esecuzioni capitali. In California, in Texas e in altri stati USA si eseguono addirittura su minorati mentali e adolescenti, colpevoli di gravi crimini, ma essi stessi vittime di violenza esercitata da contesti domestici ed ambientali: famiglia, alcol, droga, miseria.

L' Organizzazione Non Governativa Nessuno tocchi Caino , lo scorso luglio a Roma, ha presentato il Rapporto 2014 sulla pena di morte. Dal rapporto risulta che la Cina detiene il primo posto per numero di esecuzioni capitali: 3000 sulle 4106 portate a termine in tutto il mondo. Seguono Iran e Iraq.

In Cina, oltre che per reati di terrorismo, in cui rientrano anche le forme di dissenso politico e religioso, che colpiscono spesso tibetani e uiguri, o per produzione e traffico di droga, si ricorre alla pena capitale anche per reati ordinari o per opposizione al potere.

I rilevatori denunciano condizioni di scarsa trasparenza degli USA nell'applicazione della pena .
Il rifiuto dell'UE a fornire prodotti chimici necessari per l'iniezione letale, ha causato difficoltà di approvvigionamento e conseguenti norme di segretezza sulle materie utilizzate.

Cosa è stato iniettato a Clayton Lockett, morto  fra indicibili sofferenze 43 minuti dopo l'inizio dell'esecuzione? E' successo in Oklahoma.


Anche in Italia la criminalità è in aumento e di fronte a casi di efferati delitti, certi settori dell'opinione pubblica si dichiarano favorevoli al ripristino della pena di morte, ritenuta efficace deterrente nei confronti del crimine, all'interno del nostro ordinamento giudiziario.

Le statistiche contraddicono i sostenitori di tale tesi, in quanto nei paesi in cui essa è applicata, persiste un altissimo tasso di criminalità. Che senso ha una condanna così disumana, se non produce risultati soddisfacenti?

Sandro Veronesi in Occhio per occhio, narra di un condannato, rimasto nel braccio della morte di una prigione della California per vent'anni. Pur essendo divenuto un individuo diverso da quello responsabile dei delitti imputatigli e totalmente inoffensivo per la società, viene mandato alla sedia elettrica, condannato innanzitutto dai mass media e dall'opinione pubblica.

A parte la possibilità dell'errore giudiziario, che con un'esecuzione capitale diverrebbe irreparabile, riteniamo che la giustizia debba dare ad ogni individuo possibilità di difesa, rieducazione e  reinserimento nella società e lo afferma l'articolo 27 della Costituzione Italiana: " Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".

Ci pare opportuno sostenere che, al di là di ogni azione repressiva, sia necessario mettere in atto una seria ed efficace politica di prevenzione, mediante un processo di eliminazione di condizioni di degrado sociale che,  inevitabilmente,  alimentano violenza, devianza e delinquenza.
La bonifica dei ghetti di periferia delle metropoli, la lotta alla droga, alla corruzione, alla disoccupazione, che fornisce manovalanza al crimine organizzato, devono essere immediati interventi finalizzati al risanamento della nostra società malata.

Dovremmo trasmettere ,soprattutto ai giovani, valori, modelli ed esempi in cui credere.

E questo è un problema...


Piera Denaro


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