martedì 6 gennaio 2015

LASCIATECI MORIRE IN PACE







"Al malato terminale che, negli ultimi giorni di vita con dolori violentissimi, chiede l'iniezione per
morire serenamente, gli viene negata" e "se il medico la fa, può essere accusato di omicidio. Molti però la fanno, è un movimento sott'acqua che si trova a lavorare in maniera clandestina"  dice Umberto Veronesi, illustre oncologo.
Le vicende che hanno coinvolto Elena Moroni, Eluana Englaro, Giovanni NuvoliPiergiorgio Welby, o Terry Schiavo negli Stati Uniti, hanno scatenato polemiche e dibattiti, più o meno coloriti, ma nessuna modifica è stata apportata all'attuale situazione legislativa.

In Italia, l'eutanasia è un tabù inviolabile.

"La buona morte", invece, dovrebbe essere al centro di un serio dibattito sulla vita, la morte, il dolore e la dignità umana.

 La casistica è ben fornita: eutanasia diretta, se la morte viene provocata con farmaci e sostanze che portano al decesso; eutanasia indiretta, nel caso di rifiuto dei trattamenti medici per la continuazione della vita; eutanasia volontaria, dietro richiesta esplicita del malato tramite testamento biologico; per i minorenni e le persone incapaci di intendere e volere si parla di eutanasia non volontaria; il suicidio assistito prevede la collaborazione attiva di medici e  personale qualificato per coloro che abbiano deciso di morire, anticipando il decorso naturale della malattia.

Tutte le forme hanno un denominatore comune: la legge italiana le vieta, equiparandole all'omicidio volontario ( art.575 c.p.) o all'omicidio consenziente (art. 579 c.p.) o all'istigazione al suicidio
(  art.580 c. p.).


Nessun medico ammetterà mai pratiche, come sospensione del trattamento, sedazioni terminali o ordini di non rianimazione. 

Nel 2010, lo studio National survey of medical choices in caring for terminally ill patients in Italy afferma come in Italia un medico su due, che lavori con pazienti terminali, abbia ricevuto al meno una richiesta di interruzione della terapia, e al 23% sia stata chiesta la somministrazione di farmaci letali.

Secondo l'Istituto Mario Negri di Milano, circa 90mila  malati terminali muoiono ogni anno e il 65%  di questi pazienti, aggiunge l'Associazione Luca Coscioni, si fa assistere dai medici per smettere di soffrire.
Gli Inglesi la chiamano "euthanasia by the back door", della porta sul retro.

In Italia ha un'etichetta infamante: eutanasia clandestina.


Un medico rianimatore ci confida: "Tanti pazienti mi chiedono di farla finita. Li tranquillizzo, faccio finta di non vedere, ma li aiuto a esaudire la loro volontà.

Il personale sanitario viene colpevolizzato, siamo considerati assassini. Viviamo il dramma di questa scelta in solitudine".


Secondo l'Eurispes ( Rapporto Italia 2013), il 64% degli Italiani è favorevole all'eutanasia, ma nel nostro Paese non si riesce a porre dei paletti legislativi.


Nell'ultimo decennio tante proposte di legge sono cadute nel nulla.


Nel Settembre 2013, una proposta di iniziativa popolare, caldeggiata dall'Associazione Luca Coscioni, è stata sottoscritta da quasi 70mila firme e depositata alla Camera, dove si è poi inevitabilmente arenata.

Punti focali del testo: depenalizzazione del reato di eutanasia volontaria, richiesta dal paziente incurabile con aspettativa di vita inferiore a diciotto mesi e pieno valore legale del testamento biologico.



La mancata volontà dei nostri politici nel dare un assetto legislativo ad una materia così spinosa, porta tanti Italiani a morire in Olanda, in Svezia, in Belgio e, soprattutto , in Svizzera, dove è anche consentito il suicidio assistito in apposite strutture.

Secondo i dati dell'Associazione Exit Italia, nel 2013 almeno cinquanta cittadini italiani sono andati lì a morire.


Non sarebbe ora di lasciare ad ogni individuo la libertà di decidere se continuare a soffrire o morire?


Essere tenuti in vita a forza è peggiore della morte stessa.



"E' una grande menzogna quella che si nasconde dietro certe espressioni che insistono sulla qualità della vita, per indurre a credere che le vite gravemente affetta da malattia non sarebbero degne di essere vissute"; "Il tempo passato accanto al malato è un tempo santo, è lode a Dio", parola di Papa.


Santo Padre, ammettiamo pure che vivere accanto ad un malato sia un percorso di santificazione, ma non stiamo, minimamente, tenendo in considerazione la sofferenza, la volontà, la libertà di un individuo.



Conosciamo bene la posizione cattolica: la vita è donata da Dio e solo lui può disporne, ragion per cui l'eutanasia è un omicidio. E in più, la sofferenza è modo di partecipare alla passione di Gesù.


I conti non tornano.

Nello spirito cattolico non dovrebbero prevalere pietà, misericordia, anziché luoghi comuni e frasi che ad un malato ed alla sua famiglia suonano crudeli, spietate?

"La vita è un dono"; "Bisogna accettare la sofferenza e ubbidire alla Sua volontà; "Bisogna aver fede".



Volontà: come la piccolezza umana può conoscere la volontà di un Dio incommensurabile? Non è forse arroganza, presunzione attribuire a Dio la propria volontà?

Suona bestemmia.



Fede: in chi? In un Dio disinteressato e refrattario al dolore delle sue creature?


Dono: e sia, la vita è un dono. Un dono che, talvolta, infligge atroci sofferenze e priva di ogni speranza? Un dono non ha forse bisogno di altri doni, come la buona salute?


Non si sparano critiche e sentenze sulla pelle degli altri.


Lasciateci morire in pace.


Ridicolo è pensare che la legalizzazione dell'eutanasia, ci obblighi a farne uso.
E' fondamentale, però, che esista uno strumento alla nostra portata: la libertà di morire.

La libertà garantisce anche coloro che non vogliono compiere un'azione permessa dalla legge; la possibilità di decidere di morire, non obbliga nessuno a morire, anzi offre un vantaggio, quello di rinunciarvi.



Vorremmo dire ai militanti pro-vita, anzi pro.tortura: "Voglio morire e , siccome tu credi che sia peccato o atto immorale o chissà che, fatti tuoi, io non dovrei disporre della mia libertà, quella che mi spetta di diritto?

Ma, così, la tua fede, la tua morale diventano un obbligo per me".

Non possiamo dimenticare  Elena, Eluana, Giovanni, Piergiorgio, Terry...
solo fragili e sfortunati essere umani, mortificati, ridotti a simbolo e oggetto di scontri, di battaglie pseudopolitiche e pseudoreligiose.


Piera Denaro




Nessun commento:

Posta un commento