sabato 20 settembre 2014

OMICIDI SERIALI O LOGICA DI GUERRA ?


La guerra è il divertimento migliore. Mai, mai mi sono sentito così bene o così felice, o mi sono tanto goduto qualcosa. Si addice alla mia imperturbabile salute e ai miei nervi imperturbabili, e alla mia inclinazione alla barbarie. L’eccitazione del combattimento vivifica tutto, ogni cosa vista, ogni parola e azione”(Joanna Burke Le seduzioni della guerra. Miti e storie di soldati in battaglia. Ed. Carocci Roma). Sono parole di Julian Grenfell, autore dell’ uccisione di più di 50 soldati tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale. Come un serial killer, Grenfell resta ad osservare l’agonia delle sue vittime, annotando in un diario la descrizione delle scene di morte e le sensazioni provate.
Le guerre, i conflitti, i regimi sono terreno fertile dove gli assassini seriali possono facilmente proliferare e occultarsi?

Esistono delle forme di omicidio che presentano elementi propri degli omicidi seriali, anche se avvengono all’interno di organizzazioni criminali, terroristiche oppure durante azioni di guerra.
Un soggetto che uccide può avere, come motivazione superficiale, il suo senso di appartenenza ad un gruppo del quale condivide l’ideologia (esercito, regime, terrorismo, estremismo religioso), ma,  come motivazione profonda, un bisogno di uccidere che riesce a soddisfare ”nascondendosi” all’interno di un’organizzazione.

Qualche esempio.

Josef Mengele, medico e pericoloso assassino seriale, nascosto fra le pieghe della burocrazia del sistema nazista, sceglie volontariamente Auschwitz come destinazione, ufficialmente, perché lo considerava il posto più adatto alle sue ricerche mediche” sperimentali”. La motivazione autentica era un’altra: il bisogno di manifestare i suoi comportamenti sadici in un contesto che gli permetteva di agire indisturbato. Il desiderio di onnipotenza, il bisogno ossessivo di ottenere il controllo assoluto dell’ambiente circostante, coincide con l’obiettivo perseguito dagli assassini seriali che, soltanto attraverso il controllo sulla vita e sulla morte, riescono a dare un senso alla loro esistenza.
Altri medici nei campi di concentramento commisero atrocità indescrivibili come veri e propri assassini sadici: Brandt, Rascher, Clanberg, Gebhar.

Ancora un esempio: nella Parigi in mano ai nazisti, un medico dal burrascoso passato, Marcel Petiot, sfrutta la copertura partigiana per dare sfogo alle proprie pulsioni. Petiot attirava ignari clienti, desiderosi di fuggire all’estero, nel suo studio privato, dove li avvelenava o li asfissiava in una sorta di camera a gas. Le vittime accertate risultano 27.

Vietnam, 16 marzo 1968. Un gruppo di 105 soldati americani, C. Company, guidati dal tenente W. L.Calley, entrano nel villaggio vietnamita di Son My e massacrano circa 500 civili disarmati, divertendosi a stuprare le donne e a sventrarle con un coltello. Uomini, donne e bambini vengono squartati con le baionette e sui cadaveri sono praticate delle incisioni riportanti “C. Company”. Spesso gli assassini seriali “firmano” gli omicidi commessi.

Guerra dei Balcani, anni ’90.Numerosi serial killer latenti utilizzano il pretesto della pulizia etnica per compiere stupri , omicidi, massacri indiscriminati di civili,  non inseriti in nessuna logica di combattimento. Sadismo gratuito, indirizzato alla pura soddisfazione personale. Nel territorio della ex Jugoslavia, nei campi di stupro, molte donne erano tenute prigioniere e ripetutamente violentate dai paramilitari serbi che,  alla fine, le mutilavano e uccidevano. Le scene di tortura e di morte venivano riprese con una telecamera e riguardate dai commilitoni per eccitarsi nuovamente.
Tipico degli assassini seriali è  filmare i loro omicidi (o scattare fotografie o registrare su nastri audio i lamenti delle vittime)e guardarli più volte per rivivere le sensazioni provate mentre uccidevano.

Unione Sovietica, durante il regime di Stalin. Il boia V. M. Bloklin, era il   preferito dal regime comunista per la sua grande efficienza, che gli permetteva di uccidere ininterrottamente centinaia di persone senza mostrare alcun segno di stanchezza o di scrupolo. Nell’aprile del 1940, ricevendo l’ordine di uccidere in uno spazio di 28 giorni 6287 persone, porta a compimento l’ordine, uccidendo in media 250 persone per notte. Bloklin non uccideva solo per obbedire agli ordini, ma aveva bisogno di uccidere tutti i giorni, e più volte al giorno, tanto da chiederlo personalmente ai suoi superiori. Se non gli veniva commissionato nessun omicidio, sceglieva a caso la vittima.

Anche i torturatori professionisti, che lavorano per diversi anni al servizio di un regime, manifestano una spiccata tendenza sadica che li porta a trarre piacere dalle sofferenze inflitte alle vittime.

Hafiz Sadiqulla Hassani, al servizio del regime talebano in Afghanistan, racconta del piacere provato nel torturare uomini, donne e bambini.

“Sono serial killer, sono massacratori senza pietà, fanno paura perché sono invasati…I combattenti dell’ISIS hanno come obiettivo lo sterminio”. Giancarlo Garna, dal 1999 archeologo in Medio Oriente, ritrae così i  miliziani dell’ISIS (Stato Islamico dell’Iraq e della Siria).
Ci troviamo di fronte ad assassini seriali,  motivati dalla fede in idee fondamentaliste che si manifestano in campo politico, economico, religioso. Si può, dunque, parlare di omicidio seriale motivato dall’estremismo.
Fra loro anche molti occidentali, musulmani o convertiti all’Islam, spesso reclutati in rete.

Cosa spinge tanti giovani, operai, studenti, medici ad abbracciare la causa dell’ISIS, accettando e giustificando violenza, crudeltà e orrore?

Riflettiamoci.

                                                                                                              Piera Denaro                                   


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