giovedì 7 maggio 2015

Lo strano caso del "cacciatore di anoressiche"


La storia di Marco Mariolini giacerebbe forse nel dimenticatoio se nel 2004 non fosse uscito nelle sale cinematografiche il film "Primo Amore" diretto da Matteo Garrone.
.

Il film si ispira al dossier autobiografico di Marco Mariolini "Il cacciatore di anoressiche" in cui l'autore ripercorre le tappe della sua discesa agli Inferi.

Mariolini, 39 anni, antiquario di Pisogne, in provincia di Brescia, è ossessionato fin dall'adolescenza dalle donne scheletriche, dalla fantasia di possedere corpi emaciati.

"Riesco a immaginare una donna a cui vedo tutte le arterie, non solo le vene, con la pelle trasparente"; "Me la immagino con la spina dorsale che le si veda dalla pancia"; "Ossa, tendini e vene sono la perfezione, ricoperti da uno strato di grasso che li insudicia".

Così Mariolini racconta il suo dramma, la perversione che lo porta a cercare una partner che si potesse smaterializzare.

Mariolini vive un'infanzia difficile: la madre ha un carattere maniaco-ossessivo che si manifesta in particolare nelle pulizie domestiche, il padre è remissivo e debole, sottomesso alla volontà della madre.

Segna la sua psiche un trauma infantile: colto da una crisi di pianto incontrollabile, la madre lo afferra per una gamba e lo fa penzolare fuori dal balcone, minacciando di buttarlo di sotto se non avesse smesso di piangere.

Già alle elementari, Mariolini inizia a mostrare i primi segni di morbosità per i corpi filiformi.Si masturba per la prima volta pensando al corpo di un compagno anoressico.

A diciannove anni, pieno di rabbia e frustrazione, non ha ancora avuto contatti sessuali con donne, perché la sua fissazione gli impedisce di cercare dei rapporti sessuali normali.
Poi il breve matrimonio con Lucia, che al momento della separazione pesa 33 Kg, a causa della perversione del marito.

Mariolini non riesce a vivere senza una donna scheletrica al suo fianco e attraverso annunci, conosce Monica Calò, una studentessa di Domodossola, con la quale convrà per alcuni mesi.

Un rapporto malato, un amore tormentato.Per Il cacciatore di anoressiche, doveva essere magrissima affinché nell'abbracciarla potesse sentirne lo scheletro.

Le vieta di alimentarsi fino alla somministrazione di cibi liquidi, farmaci che provocano vomito e diarrea e pugni sullo stomaco per indurre il vomito.

Esasperata dai digiuni e dalla violenza, Monica reagisce, colpendolo nel sonno a colpi di martello.Accusata di tentato omicidio, la ragazza trascorre un anno agli arresti domiciliari.

Durante il periodo di separazione, Mariolini scrive il suo romanzo, la cui protagonista è Monica, sotto lo pseudonimo di Barbara. In una pagina, egli si dice pronto ad uccidere la donna o chiunque gli avesse impedito di riaverla.

Il tragico epilogo

Dopo preghiere e telefonate minacciose, Monica accetta di rivederlo ma al suo rifiuto di ricominciare la relazione, viene uccisa da ventidue coltellate, inferte anche quando è già morta. All'ultimo colpo il pugnale penetra nel cuore e vi rimane conficcato.
Classico esempio di overkilling: la vittima non viene concepita dall'assassino come persona ma come oggetto che deve essere posseduto.

Era il 14 Luglio 1998.

Il 30 Marzo 2000 l'assassino viene giudicato capace di intendere e volere, quindi sano di mente, e viene condannato a 30 anni reclusione.

Una morte annunciata

Mariolini, un anno prima del delitto presenta il suo libro a Milano e durate una conferenza stampa dichiara:"Sono un potenziale mostro ed è necessario che qualcuno mi fermi prima che involontariamente io ammazzi qualcuna".

Emblematica fu poi la dedica che inviò a Monica"Con odio e con amore".

Nel libro, veramente cronaca di una morte annunciata, si legge "Volevo il controllo totale su Barbara, come se fosse stata una parte di me, una mia protesi.L'avrei portata a morte per denutrizione, non importandomi più niente compresa la mia stessa vita. Lei mi dava quell'illusione di completezza, sia nel corpo che nella mente, tanto mi sentivo fuso con lei e nello stesso tempo regista onnipotente della situazione.

Mariolini si era autodenunciato in anteprima ma perché non è stato fermato? Perché non è stata subito accertata l'eventuale pericolosità?

Il cacciatore di anoressiche mostrava tutti gli elementi tipici del serial killer: fantasie sessuali legate al dominio, capacità di manipolare il prossimo, bisogno di controllo e di vendetta, incapacità, propria dello psicopatico,di esprimere sentimenti autentici.

Sempre nella farneticante autobiografia racconta di Lucia, corteggiata da un altro uomo e delle sue fantasie di omicidio:"L'unico scopo era eliminare l'avversario...dopo averlo ucciso lo avrei castrato, avrei tritato il suo membro e i suoi testicoli, volevo farne un ragù per poi darlo in pasto a Lucia".

Mariolini si rende conto della sua patologia e questo stride con la personalità del serial killer.

Dichiara di aver cercato aiuto presso psichiatri e terapeuti: "Nessuno è stato in grado di aiutarmi. E' ora che si faccia qualcosa...ho tanta paura di perdere la testa del tutto prima o poi e di poter diventare un vero mostro, un assassino assetato di sangue o anche solo violentatore di povere anoressiche come già in passato ho rischiato trattenendomi per un pelo".

Prima dell'omicidio effettivo, Mariolini racconta di aver tentato di violentare altre anoressiche e di aver fantasticato di ucciderne altre: Studiavo piani su piani per riuscire a sorprenderla senza che nessuno mi vedesse e trascinarla in barca...l'avrei affogata. Un paio di giorni avrebbero senz'altro funzionato e per la verità due o tre occasioni per attuari le avrei avute, ma non fui mai sufficientemente convinto e deciso a farlo".

I giornali recepirono e lanciarono l'allarme, i carabinieri avvertirono la Procura di Brescia che non mosse un dito. Particolare inquietante: la vittima aveva denunciato più volte alla polizia di aver ricevuto minacce di morte senza che nessuno facesse niente per impedire quello che poi è avvenuto.

Mariolini, intervistato da Franca Leosini per "Storie maledette", confessa di non essere cambiato e che in caso di libertà tornerebbe a compiere gli stessi atti. 

Si presenta all'intervista con barba e capelli su un solo lato del viso, proponendosi come icona dell'uomo, della sua ambivalenza, del mostro che vive in ognuno di noi, che si realizzi o no.

Una morte annunciata, un altro incredibile caso all'italiana.




Nessun commento:

Posta un commento