martedì 24 febbraio 2015

IL" SUICIDIO ATIPICO" DI ANNA ESPOSITO

                 C'è un legame fra le morti di Elisa e di Anna?                                           


Anna Esposito, Commissario di Polizia di 35 anni, il 12 Marzo 2001 viene trovata morta nella sua stanza, presso la caserma Zaccagnino di Potenza. Attorno al collo una cintura agganciata alla maniglia della porta del bagno. Una dinamica che, secondo la prima autopsia effettuata nel 2001 rientrava nella casistica di un “suicidio atipico”, nonostante i piedi della donna toccassero il pavimento.

Il caso viene archiviato immediatamente come suicidio. Sulla relazione dei medici legali si legge una singolare definizione: ”impiccamento atipico incompleto”.

Dietro le pressioni della famiglia di Anna, nel 2013 si torna ad investigare, date le troppe falle della precedente indagine, non esclusa la testimonianza decisiva di Don Vignola, cappellano della Questura che, il giorno prima della scomparsa di Elisa, aveva celebrato messa nella Chiesa della Trinità a Potenza, nel cui sottotetto sarebbero poi stati i resti della ragazza.
Don Vignola sembra conoscere particolari riservati della vita dell’Esposito, come altri tentativi di suicidio, ma non sembra un testimone attendibile: racconta ed omette a seconda dell’interlocutore.


Nel 2000 Anna Esposito avrebbe confessato ad un familiare: ”Qualcuno in Questura sa dove si trova il corpo di Elisa Claps”.Forse Anna era ad un passo dalla verità sulla morte di Elisa, tanto da aver chiesto a Gildo Claps, fratello della studentessa potentina, un incontro, fissato per il pomeriggio del 12 Marzo 2001, a cui non si presenterà perché morirà poche ore prima.
Strana scelta quella del momento del suicidio: Anna si stava preparando per recarsi ad una festa: sul letto, pronti per essere indossati, stavano abito nero, calze nere e scarpe eleganti.

Ci troviamo solo di fronte ad una coincidenza di avvenimenti?

Heather Barnett, per il cui delitto è stato condannato Danilo Restivo, è stata uccisa il 12 Novembre 2002, Elisa Claps il 12 Settembre, la studentessa coreana Jong-Ok-Shin il 12 Luglio 2002. Solo coincidenze?

Grazie anche al libro- inchiesta di Fabio Amendolara, giornalista di nera e giudiziaria, Il segreto di Anna. Inchiesta su un suicidio sospetto”, la Procura di Potenza ha riaperto il caso.

“Condotte di inquinamento probatorio imputabili a famigliari a terzi” scrive il GUP Elisabetta Boccassini nella sentenza di condanna a carico di Danilo Restivo. La famiglia Restivo, sempre a quanto scrive la Boccassini, ha avuto un ruolo centrale, un ruolo di totale copertura.
E non solo la famiglia: Felicia Genovese, PM di Potenza e titolare dell’indagine, viene indagata dalla Procura di Salerno, in quanto sospettata di aver insabbiato il caso. Viene prosciolta, ma il caso Claps passa di competenza dalla Procura di Potenza a quella di Salerno.

E la Chiesa?

Secondo Tobias Jones, autore di “Sangue sull’altare”, il silenzio dei potenti in questa storia è stato sconvolgente. Perché nella Chiesa in cui Elisa sparì non ci furono sopralluoghi?
Perché non furono mai “messi alle strette” i sacerdoti di quella parrocchia? Perché i vestiti macchiati di sangue del principale sospettato non furono sequestrati? Perché qualcuno testimoniò di aver visto Elisa, quando la ragazza era già morta, insinuando così l’allontanamento volontario? Perché ai “giochi ingenui” di Danilo Restivo: taglio di ciocche di  capelli alle ragazze sull’autobus, ferimenti con punte di coltello ai suoi coetanei…non fu attribuita la giusta pericolosità? Perché tutte le denunce a suo carico cadevano sempre nel nulla?

Benché il colpevole dell’omicidio Claps sia stato assicurato alla giustizia, ancora oggi sulla vicenda permangono ombre e domande ancora in cerca di risposte.

Chiediamo giustizia anche per Anna Esposito.

Un caso “tutto italiano”



Piera Denaro

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