mercoledì 25 marzo 2015

NON LASCIAMO CHE I FANCIULLI VADANO A LORO







L’abuso sessuale infantile è una realtà antica e mostruosa che si annida spesso fra mura rassicuranti e protettive.

“Non c’è assolutamente posto nel ministero per coloro che abusano dei minori…le famiglie devono sapere che la Chiesa non risparmia sforzi per tutelare i propri figli e hanno diritto di rivolgersi ad essa con piena fiducia, perché è una casa sicura” tuona papa Francesco.

Tolleranza zero da parte di Jorge Mario Bergoglio verso chi è accusato di abusi.

La perdita dei diritti e delle prerogative del cardinalato dello scozzese Keith Michael Patrick O’Brien, al centro di uno scandalo sessuale dopo la denuncia di alcuni seminaristi, ne è un esempio.

“Non c’è posto nel ministero della Chiesa per coloro che commettono abusi sessuali e mi impegno a non tollerare il danno arrecato ad un minore da parte di chiunque, indipendentemente dal suo stato clericale” dice ancora il Pontefice, aggiungendo di contare sui membri della Pontificia Commissione per la protezione di tutti i minori e per vigilare sulla formazione dei preti.
Posizione innovativa rispetto alla secolare latitanza, indifferenza e complicità omertosa della Chiesa Cattolica.

Potrebbe esistere una relazione fra pedofilia e obbligo di celibato del clero cattolico?

Chi pensa al matrimonio dei sacerdoti come soluzione al problema, sbaglia.
Gli abusi sessuali riguardano anche la Chiesa Protestante e l’Anglicana.

Un nesso potrebbe esserci tra pedofilia e quell’ideologia religiosa che, condannando la sessualità come male e peccato, la sottomette, per nobilitarla, alla legge della procreazione.

La rinuncia a provare desiderio e passione porterebbe ad una perdita di umanità, ad un profondo vuoto interiore, recuperabile attraverso l’ingenuità e la vitalità di un bambino.

L’abuso sessuale è socialmente trasversale, è perpetrato da familiari, educatori, vicini di casa…ma quello commesso dal clero ha sul bambino, futuro adulto, un impatto psicologicamente più devastante.

Il sacerdote, chiamato dai cattolici “padre”, rappresenta una figura parentale, un sostituto idealizzato della figura paterna, e un atto sessuale consumato con un genitore è un atto incestuoso.
E ancora, il prete è una rappresentazione vivente di Cristo, pertanto ostacolare la volontà del sacerdote equivale a tradire Dio.


Conseguenze degli abusi sessuali

Problemi psicologici
·         Paura, attacchi di panico, disturbi del sonno, incubi, esplosioni di rabbia
·         Perdita di autostima
·         Comportamenti autodistruttivi: dipendenza da alcol e droghe, allenamento fisico eccessivo

Problemi affettivi e relazionali
·         Assenza di fiducia nell’altro
·         Dipendenza affettiva
·         Paura di perdere il controllo nelle relazioni

Problemi sessuali
·         Rapporti sessuali dolorosi
·         Difficoltà nel raggiungimento dell’orgasmo
·         Diminuzione o scomparsa del desiderio sessuale

Disturbi fisici
·         Dolori addominali, disturbi intestinali, nausea, mal di testa, dolori cronici diffusi

Disturbi alimentari
·         Anoressia e Bulimia



I traumi sessuali infantili, ferite spesso inguaribili, possono provocare effetti non sottovalutabili sullo sviluppo della personalità, rendendo necessario l’intervento di uno psicoterapeuta per favorire l’elaborazione dell’abuso ed un recupero emozionale.

Un supporto psicologico va dato anche ai sacerdoti abusanti , talvolta individui disturbati, alla ricerca ossessiva di approvazione, accettazione e  amore.

E non dimentichiamo che, chi commette un abuso, spesso ne è stato vittima.


Piera Denaro

venerdì 20 marzo 2015

TI AMO, MANDAMI I SOLDI


Nell'immenso e intangibile mondo virtuale è facile diventare oggetto di raggiri e truffe, di "scam".

Con il termine "scam" si indica un tentativo di truffa basato sulla persuasione e perpetrato con i metodi dell'ingegneria sociale (social engineering), cioè studiando il comportamento di una persona per carpirne informazioni utili.

Tipico esempio è la cosiddetta truffa nigeriana. Si tratta di una forma di pagamento anticipato o trasferimento di denaro.

Viene definita truffa nigeriana perché la prima ondata è arrivata dalla Nigeria, ma può provenire da qualsiasi parte del mondo.

I truffatori entrano in contatto con i malcapitati via email o chat, offrendo una quota di una grossa somma di denaro che deve essere trasferita dal loro paese e recuperata da una banca estera (operazione escrow), la quale chiede delle garanzie, quali la cittadinanza, un conto corrente e un deposito cauzionale.

Chi viene contattato deve ricordare che, se si accetta di aiutare un truffatore, verrebbe anche coinvolto nel reato penale di riciclaggio.

Solitamente la richiesta viene accompagnata da una triste storia che giustifica il motivo per cui il denaro non può essere trasferito dallo stesso "scammer".

Con l'esplosione su larga scala di social network come Facebook, o chat come Skype, o ancora di siti di incontri on line, sta  assumendo dimensioni massicce il fenomeno del romantic scam, l'imbroglio sentimentale.

Questa è una truffa che parte dalla costruzione di false identità.

                                          

Il romantic scam si articola in più fasi:

1.     Messaggio da parte di uno sconosciuto, uomo o donna, straniero. Se uomo, solitamente vedovo e con un figlio adolescente. Dice di trovarsi in un altro continente per un lavoro qualificato. Viene molto utilizzato il modello del militare in missione di pace. Se donna, appare giovane e di bella presenza, proveniente dalla Russia, dall’ Europa dell’Est e dall’ Africa. Dietro quell’ avvenente figura femminile può celarsi un uomo, così come dietro l’immagine del militare può agire una truffatrice.

2.     La presentazione avviene inviando delle foto, generalmente sfocate e di scarsa qualità.

3.     Immediata disponibilità dello scammer ad intraprendere una relazione amorosa duratura. Il truffatore mira ad instaurare con la vittima un rapporto di fiducia. In molti casi la vittima è indotta a mostrarsi alla webcam in atteggiamenti sessuali o equivoci. Queste immagini vengono registrate ed utilizzate per mettere in atto un ricatto, pena la diffusione in rete delle immagini compromettenti. Esiste una variante: al corteggiamento (in due giorni lo scammer è folle d’amore), segue immediatamente una richiesta di denaro, motivata generalmente dal guasto del laptop e l’urgenza di acquistarne uno nuovo per non perdere il contatto con la vittima (500 euro), o l’improvviso bisogno di denaro per gravi problemi di salute, solitamente dei figli (3000 euro).

4.     Lo scammer chiede di trasferire la somma richiesta tramite conto bancario o attraverso sistemi come la Western Union. La destinazione è spesso il Ghana o Londra. Alla ricezione del denaro, lo scammer troncherà subito ogni tipo di contatto.


Come riconoscere uno scammer

·        Le foto inviate sono a bassa risoluzione e scaricate dal web.

·        Le descrizioni che gli scammers fanno di se stessi sono tutte molto simili e sono scritte in un inglese grammaticalmente scorretto. Spesso viene utilizzato il traduttore automatico.

·        I messaggi o le email presentano una struttura ripetitiva di frasi fatte.

·        Il truffatore non dice quasi nulla di sé, non risponde alle domande, ma ne fa tantissime.




Non si pensi ad un truffatore solitario, ma ad un vero e proprio call center dove ogni operatore intrattiene contemporaneamente anche una decina di conversazioni.


Chi è stato contattato da un estraneo via webcam, si accerti dell’identità dell’interlocutore. Per stabilire che non si tratti di immagini preregistrate, si chieda di eseguire movimenti definiti. Si pretenda un numero di telefono cellulare per verificarne il prefisso internazionale. Non credere mai alle scuse accampate come giustificazione dell’impossibilità di ottemperare alle richieste.

Soprattutto, non mostrarsi mai in atteggiamenti compromettenti ed eliminare immediatamente il contatto alla prima richiesta di denaro.

Sono indubbiamente utili i siti come http://scamdigger.com/ , ma ce ne sono tanti altri, dove è possibile visitare una galleria di foto rubate, gli elenchi degli alias più utilizzati e veri e propri copioni di frasi ricorrenti. 

Qui un esempio di volti molto utilizzati




domenica 15 marzo 2015

BUON COMPLEANNO, "IMMAGINIFICO" !



       Isolato il DNA del poeta Gabriele D'annunzio in un fazzoletto vecchio di oltre cento anni


A 152 anni dalla nascita del poeta, Giordano Bruno Guerra, Presidente del Vittoriale degli Italiani, ha annunciato la scoperta del DNA del grande artista di Pescara.


Il RACIS ( Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche), grazie a moderne tecniche di indagine, ha analizzato le tracce spermatiche presenti su un fazzoletto bianco donato nel 1916 da D'Annunzio, in ricordo di una notte d'amore, alla sua amante, la contessa Olga Levi Brunner.

Il fazzoletto, fornito dal Museo del Vittoriale, era conservato in una cassetta di sicurezza dell'Archivio Generale insieme alle lettere che la donna aveva scritto al poeta.

Le indagini, oltre a basarsi sulle tracce biologiche presenti sul fazzoletto, si sono anche avvalse del materiale organico presente su uno spazzolino da denti in avorio e setole naturali, conservate nella Prioria, la casa-museo di D'Annunzio.

Per giungere con certezza all'attribuzione del DNA, le tracce presenti sugli oggetti appartenuti al poeta sono state confrontate con il DNA estratto da un tampone salivare di Federico D'Annunzio, pronipote in linea maschile.

Questa scoperta presenta un duplice valore, filologico e investigativo.
Da una parte la conoscenza del DNA sarà utile alle ricerche sul poeta e all'attribuzione di testi finora inediti, dall'altra si è voluto verificare l'attendibilità delle attuali tecniche di indagine su reperti molto antichi. Lo stesso metodo potrà così essere utilizzato per la risoluzione di casi rimasti irrisolti per oltre un secolo.


Per celebrare l'avvenimento, il Presidente del Vittoriale ha presentato un testo inedito: una lettera del !5 luglio 1935 inviata da D'Annunzio al colonnello dei carabinieri Adelchi Struffi: "Mio caro camerata, io non ho cessato di essere colonnello dopo la guerra, dopo l'impresa di Buccari. Volli da colonnello prendere e tenere Fiume d'Italia dove i carabinieri, fra ogni specie di sopraggiunti diedero l'esempio della disciplina, del coraggio, della lealtà, della devozione spontanea della causa bella".


Disciplina, coraggio, lealtà, devozione ad una causa.
Forse è anche questo che fa storcere il naso a molti,  quando si parla di del "poeta estuoso" ?

Il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, ha creduto bene di rimuovere il logo"Pescara, città dannunziana" e vietare l'utilizzazione dell'immagine del Vate nella documentazione ufficiale del Comune.
Motivazione? "Sobrietà istituzionale, è ora di guardare avanti, alla contemporaneità della città e del suo futuro", dichiara il sindaco. Per noi decisione incomprensibile oltre che risibile.

Fa storcere il naso anche "la vita inimitabile" del poeta a questa ignorante Italietta di pseudomoralizzatori?

La grandezza di D'Annunzio è riconosciuta in tutto il mondo, addirittura l'Università di Tokio gli ha dedicato una mostra.
Il Giappone ha voluto omaggiare colui che riconosce come precursore dello stile italiano, in termini di originalità e raffinatezza.

Da parta sua D'Annunzio nutriva per il Giappone grande ammirazione estetica: "Nel Giappone nei dintorni di Kioto abiterò un vecchio tempio di legno fra i ciliegi lievi e gli stagni coperti di fiori del loto e i sorrisi discreti dei bonzi".

Ammirazione anche per le capacità guerriere "Un altro Impero...quello del Sol Levante, dà l'esempio inaudito d'una trasformazione che sembra piuttosto una creazione portentosa. E qui l'orgoglio di stirpe trionfano e divorano insaziabilmente. Coloro i quali vinsero il Figlio del Cielo, oggi aspirano a tutte le conquiste".

Buon compleanno,
Gabriele!










Piera Denaro

sabato 14 marzo 2015

ONORA IL PADRE E LA MADRE

                                                     
                                               
      

Spesso sentiamo o leggiamo notizie raccapriccianti su figli che uccidono i loro genitori.
Sono davvero tragedie inaspettate ?                                  
                                                  

Sono numerosi gli studi relativi alle violenze domestiche, ma è alquanto trascurato un fenomeno che, con il passare degli anni, assume sempre più peso e diffusione: i genitori vittime di lesioni, aggressioni, tentati omicidi e omicidi consumati.

Solo i casi più eclatanti sono stati oggetto di analisi.
Quali le cause di queste lacune?

Innanzitutto la reticenza protettiva dei genitori a denunciare le violenze subite dai figli, poi la carenza di sostegno, quali assistenza e servizi sociali, da parte di organi preposti.

Interessa veramente conoscere le cause che portano innocenti ragazzi a diventare feroci assassini?
Interessa  ricorrere a provvedimenti per evitare che i fatti si ripetano?
Ci siamo forse abituati a tal punto da credere che sia questa la “normalità” familiare?

Non possiamo permettere che la società diventi una massa informe di individui senza legami!

Guardiamo al fenomeno con più attenzione.

Per comprendere l’origine della condotta violenta dei ragazzi, bisogna tenere in considerazione le prime esperienze affettive del bambino. Spesso i comportamenti aggressivi infantili sono generati dalla mancata soddisfazione di un bisogno del fanciullo, come il desiderio di affetto e di approvazione da parte dei genitori.

Soprattutto l’assenza di cure materne nella prima infanzia è un fattore rilevante nella genesi dei comportamenti violenti. Le esperienze di deprivazione materna determinano un carattere anaffettivo sociopatico, la cui caratteristica principale è costituita dall’incapacità di stabilire un legame affettivo.

Un recente orientamento psico-sociologico indica nell’omicidio parentale, un mezzo per il raggiungimento di soddisfazioni egoistiche. I modelli proposti da una “moralità” collettiva, tesa alla ricerca di un facile arricchimento da parte del figlio, può anche passare attraverso l’omicidio dei genitori.

Il Professore Francesco Bruno, sulla base dei dati dell’OFRAS (Osservatorio dei Fenomeni di Rilevante Allarme Sociale), ritiene che l’omicidio dei genitori sia in forte crescita e traccia l’identikit dei parenticidi: quasi sempre maschi di età compresa fra 16 e 25 anni, nella maggior parte dei casi, in cerca di prima occupazione.

Non è difficile comprendere come oggi i giovani, vedendosi spesso precluse le vie lavorative, riversino in famiglia tutto il carico di frustrazione e aggressività.

Non pensiamo, comunque, che le cause del fenomeno siano esclusivamente psicologiche. Esistono, infatti, alterazioni e patologie correlate all’agire violento e omicida: alterazioni ormonali, metaboliche, disfunzioni neurologiche, lesioni cerebrali.

Nei giovanissimi omicidi è stato frequentemente osservato un ritardo mentale che si contraddistingue per suggestionabilità e difficoltà nell’esprimere desideri, bisogni e nella gestione dei sentimenti.
In questo caso, gli omicidi sono commessi con grande freddezza e senza motivazione.
Anche una patologia dell’umore, come la depressione, può manifestarsi in forma di rabbia nei confronti dei genitori, percepiti come responsabili della sofferenza del figlio.

Dall’osservazione di casi noti di vittimizzazioni parentali, è possibile risalire a quattro fondamentali tipologie di movente:

·         Interessi economici
·         Vendetta e/o avversione verso la vittima. Frequenti contrasti
·         Patologia psichiatrica
·         Tossicodipendenza


Chi non ricorda Pietro Maso che il 17 Aprile 1991 massacra i genitori con la complicità di due amici?

Lo psichiatra Vittorino Andreoli parla di “ipertrofia narcisistica”. I genitori erano percepiti solo come un salvadenaio da cui prelevare quanto serviva e da rompere se il bisogno lo avesse richiesto.
Esiste però una verità complementare: odio tremendo verso la famiglia, disastrosa relazione con le sorelle, avvertite come assenti, padre percepito come estraneo, madre sempre insoddisfatta di lui.   

                                                     

Il caso Maso fu di così grande impatto mediatico da far quasi dimenticare il delitto compiuto nel 1975 dalla diciottenne Doretta Graneris che, con il fidanzato, uccide madre, padre, nonni materni e fratello.
La causa scatenante sarebbe stata la relazione conflittuale con i genitori.

Nel 1989 il 27 enne Ferdinando Carretta uccide a colpi di pistola padre, madre e fratello. Pulisce ogni traccia e nasconde i cadaveri in una discarica, dove i corpi non verranno mai più ritrovati. Carretta confessa l’omicidio in diretta tv nel 1998, dopo che per anni nessuno aveva scoperto la morte dei tre.
Giudicato nel 1999 colpevole del triplice omicidio, ma incapace di intendere e volere al momento del delitto, viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico giudiziario.


Nel 2001 la sedicenne Erika De Nardo, aiutata dal fidanzato diciassettenne Omar, uccide la madre con più di cinquanta coltellate e il fratellino di undici anni. Causa scatenante sarebbe stata la conflittualità tra Erika e la madre. Litigi continui sarebbero stati originati dallo scarso rendimento scolastico  e dall’uso di stupefacenti.                                                                                                            

Questi casi sono rimasti impressi nella memoria come tra i più efferati delitti familiari, ma l’elenco di episodi del genere è lungo. Alcuni passano sotto silenzio, altri vengono presto dimenticati.

Omar è uscito di prigione nel 2010, beneficiando dell’indulto e di una serie di sconti di pena per buona condotta.

Erika nel 2011 è tornata in libertà. In carcere si è laureata ed oggi è inserita nel mondo del lavoro.

Pietro Maso nel 2013 è stato rimesso in libertà. Ha affidato al libro ”Il male ero io” la descrizione della sua vicenda criminale ed il percorso di riscatto. Attualmente lavora presso un’emittente cattolica.

Doretta Graneris si è laureata in carcere e collabora con una comunità che a Torino si occupa di detenuti e tossicodipendenti.

Ferdinando Caretta nel 2006 lascia l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario ed entra in una comunità di recupero dove segue un programma di riabilitazione per un suo reinserimento nel mondo del lavoro.



Piera Denaro


                                              

mercoledì 4 marzo 2015

UN CRIMINE MODERNO: IL MOBBING

Il mobbing, dall'inglese "to mob", aggredire, è una realtà sempre più presente nell'ambiente lavorativo.

Secondo recenti stime, tale atto persecutorio, perpetrato sui luoghi di lavoro, coinvolge , solo in Italia, circa 1 milione di lavoratori ed è in continua evoluzione, assumendo proporzioni tanto rilevanti da essere considerato una piaga sociale.

Il mobbing è un attacco subdolo alla persona e alla sua professionalità, è un sabotaggio del lavoro della vittima finalizzato ad eliminare lavorativamente un soggetto che, per diverse ragioni, è diventato "scomodo", non intendendo diventare meccanismo di un ingranaggio che non condivide, colpendolo psicologicamente, determinandone il licenziamento, le dimissioni o un allontanamento volontario dal lavoro.

A volte, è la stessa vittima a stimolare inconsapevolmente l'azione di mobbing, ad esempio in comportamento ipercritico, intellettuale, molto riservato o molto attaccato al lavoro.

Le forme di mobbing sono varie, a titolo esemplificativo: diffusione di maldicenze, azioni persino illegali, e, pertanto, penalmente perseguibili, come la diffamazione, atte a dimostrare falsamente l'incapacità della vittima, sia a livello culturale che professionale, atteggiamenti denigratori.


Il fenomeno determina gravi ripercussioni sia sul piano fisico che su quello psichico.

Il mobber è un soggetto già " vittima": la frustrazione che implode in lui, lo porta ad infliggere ad altri le frustrazioni dalle quali egli stesso non riesce a liberarsi. In tale accezione, il mobbing si configura come manifestazione di rabbia, di immaturità, di incapacità di gestione delle proprie emozioni. La proiezione sugli altri delle proprie carenze e incapacità  non giustifica né assolve il mobber,ma può rappresentare un punto di partenza per studiare lo squallore di tale realtà umana.


I sintomi più frequenti avvertiti dal  mobbizzato sono: difficoltà di concentrazione, crisi di ansia e depressione, tremore, tachicardia, senso di oppressione, mal di testa, mal di schiena e dolori muscolari diffusi, sudorazione eccessiva, difficoltà di deambulazione, disturbi gastrointestinali, abbassamento delle difese immunitarie.





I sintomi evolvono in modo più o meno palese con forte ricaduta sull'umore, sulle relazioni familiari, amicali e sociali, sulla capacità di affrontare le incombenze quotidiane, fino alla mancanza di volontà di vivere. I danni, inflitti all'equilibrio psicologico, alterano il funzionamento degli apparati organici, conducendo, a volte, a gravi livelli di invalidità.

Meno studiato dai sociologi è il mobbing che proviene dall'utenza. Questo è il caso degli insegnanti, oggetto di mobbing, da parte dei genitori degli alunni. Spesso l'utenza reclama in modo denigratorio ed offensivo ciò che percepisce come un suo diritto.


Il mobbizzato, subendo danni più o meno gravi alla sfera della salute psicofisica, necessita di tutela giuridica per evitare la reiterazione della persecuzione e per ottenere un risarcimento.

In questo caso, è determinante una raccolta di prove concrete che attestino la presenza del mobbing, attraverso resoconti, testimonianze di colleghi( pochi in verità per paura di diventare anch'essi vittime o semplicemente per indifferenza, superficialità o egoismo), registrazioni, e affidarsi a professionisti in grado di guidare e supportare il soggetto sul piano psicologico e legale, civile e penale.

Gli esperti fungeranno da figure di supporto con le quali condividere rabbia, sofferenza e sentimenti connessi ad un'esperienza così dolorosa, accompagnando la vittima in un percorso teso a non lasciarsi sopraffare.

Con la sentenza del 3 Luglio 2013 n. 28603, la Cassazione ha riconosciuto un'altra tipologia di mobbing: lo straining, ovvero una situazione di stress forzato sul luogo di lavoro.
Affinché si possa parlare di straining, è sufficiente una singola azione stressante, cui seguono effetti negativi duraturi nel tempo.

Ne consegue che lo straining è perseguibile penalmente e rientra a pieno titolo nella violazione dell'art. 572 del Codice Penale, reato di maltrattamento, nel quale, secondo una costante linea interpretativa, rientrano non solo percosse, ingiurie, minacce, ma atti atti di disprezzo,scherno ed  umiliazioni idonei a cagionare durevoli sofferenze fisiche e morali alla vittima.






martedì 3 marzo 2015

Oriana Fallaci: la Cassandra che parla al vento

 

Un atto dovuto è rileggere oggi le appassionate e coraggiose affermazioni di Oriana Fallaci.


“Dall’ Afghanistan al Sudan, dall’Indonesia al Pakistan, dalla Malesia all’Iran, dall’Egitto all’Iraq, dall’Algeria al Senegal, dalla Siria al Kenya, dalla Libia al Ciad, dal Libano al Marocco, dalla Palestina allo Yemen, dall’Arabia Saudita alla Somalia, l’odio per l’Occidente cresce. Si gonfia come un fuoco alimentato dal vento, e i seguaci del fondamentalismo islamico si moltiplicano come i protozoi d’una cellula che si scinde per diventare due cellule poi quattro poi otto poi sedici poi trentadue. All’infinito.”

Oriana Fallaci scriveva così, all’indomani dell’11 Settembre, ne La rabbia e l’orgoglio”.


La “Cassandra che parla al vento”, così si definiva ne “La forza della ragione”, gridava che Troia sarebbe bruciata, ma nessuno l’ascoltava. Anzi, una serie infinita di accuse, rimproveri, contestazioni dal mondo politico e dall’opinione pubblica, “denigrata vilipesa alla gogna”.

Rileggiamo, oggi, le sue parole profetiche alla luce di quanto sta avvenendo, alla luce della decadenza della civiltà occidentale, ferita dalla brutalità del fondamentalismo islamico.

Stiamo forse assistendo al pianificato tentativo del mondo musulmano di islamizzare l’Occidente? Tutto lo fa pensare, e la Fallaci lo aveva predetto.
Ammettiamolo che aveva ragione!

Ci rendiamo conto di quante fandonie ci siamo alimentati?

Pluriculturalismo, integrazione, accoglienza, tolleranza, diversità come risorsa.

Ci rendiamo conto che il nemico ce lo abbiamo in casa? Campi di reclutamento e addestramento nelle nostre città, nei centri di accoglienza, nelle moschee, nelle carceri.

“Diventeranno sempre di più, otterranno sempre di più, spadroneggeranno sempre di più…trattare con loro è impossibile. Ragionarci, impensabile. Cullarci nell’indulgenza o nella tolleranza o nella speranza, un suicidio. E chi crede il contrario è un illuso.”

Si illude ancora la nostra accorta intellighentia?

Perché non dare ragione alla “Cassandra inascoltata” anche sui rischi dei flussi migratori?

L’Italia “zittita, ridicolizzata, sbeffeggiata, diffamata, insultata, ma esiste. Quindi guai a chi me la tocca. Guai a chi me la invade, guai a chi me la ruba. Perché (se non l’hai ancora capito te lo ripeto con maggiore chiarezza) che a invaderla siano i francesi di Napoleone o i tedeschi di Hitler o i compari di Osama Bin Laden, per me è lo stesso. Che per invaderla usino i cannoni o i gommoni, idem”.
E per finire: stop. Quello che avevo da dire l’ho detto…Ora basta. Punto e basta”.



Anche noi, ora basta. Punto e basta.





Piera Denaro