Il volto umano della scienza
Un’afosa sera di prima estate. Un breve colloquio
telefonico. Una voce cristallina e cordiale; un linguaggio semplice, ma di
grande fascino, tradisce tenacia e passione.
E’ la voce di Cristina Cattaneo, eccellente professionista;
spessore culturale e scientifico sorprendente.
E’ l’antropologa forense più conosciuta d’Italia, la
scienziata che ha contribuito a risolvere molti casi di cronaca nera. Proprio
in questi giorni , il suo costante lavoro ha portato all’individuazione ed al
fermo del presunto carnefice della piccola Yara
Gambirasio, la bambina di Brembate. Un’ inchiesta complessa , durata oltre tre anni.
Il suo laboratorio di Milano, il Labanof ( Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense )è un
punto di riferimento per le Procure d’Italia e per l’Europa.
Parliamo di “ effetto CSI “, di spettacolarizzazione, di banalizzazione
televisiva delle scienze investigative forensi. Il tono è perentorio: programmi
nocivi, ledono l’immagine dei professionisti.
Il popolo dei salotti televisivi non ha idea del tipo di
lavoro e dei suoi tempi. È necessario incrociare un insieme di informazioni
cliniche, anatomopatologiche, ossee, balistiche. Le indagini richiedono mesi ,
a volte non si arriva a niente e bisogna ricominciare, ammette la professoressa
Cattaneo con un velo di amarezza.
Certo, la scienza non offre risposte immediate né verità
assolute, ma soltanto asserzioni sempre confutabili e sempre verificabili: “Certezze provvisorie”, è il titolo di
un suo libro del 2010.
La nostra scienziata non risparmia una frecciatina ai
magistrati che ritengono che i casi si possano risolvere in quattro mosse,
quando, invece, occorrono tempi lunghissimi per una ricostruzione.
Magistrati e giornalisti sono “male educati”, afferma la Cattaneo, sottolineando la necessità di
incrementare l’aspetto didattico e agevolare anche la diffusione della
conoscenza delle tecniche di laboratorio.
“Svolgere la sua
professione in Italia è più difficile che altrove? La risposta è decisa: i
metodi di indagine in Italia non hanno nulla da invidiare a quelli di altri
Paesi, anzi i giovani, che desiderano intraprendere questi studi, possono
acquisire ottime competenze nelle nostre Facoltà di Medicina. Proprio gli studi
di Medicina, in particolare Medicina Legale, raccomanda la nostra scienziata,
come base fondamentale e ineludibile per approdare a questa professione. Il
medico legale, infatti, in itinere, durante l’indagine sceglierà le figure di
appoggio delle quali avvalersi.
Una domanda che tocca il mondo interiore di questa
straordinaria donna: l’influenza di questo lavoro sul modo di concepire il
senso della vita e quello della morte. La risposta è serena e sicura: nulla è
cambiato anche se la continua presenza del male e della violenza logora.
Strazianti sono i colloqui con i familiari delle vittime.
Si intuisce che il lavoro della Cattaneo non è svolto solo
sui morti, ma anche sui vivi. La fine di una ricerca sarà sicuramente avvertita
come un grande conforto, una catarsi, una rivincita sulla morte.
“Ha mai considerato la
vita e la morte un mero incidente biologico?” La risposta vacilla, traspaiono dubbio,
incertezza e, soprattutto, ricerca, “certezze provvisorie”, ancora una volta.
Ecco che la donna e la scienziata coincidono, le figure si
sovrappongono.
I limiti , dunque, non sono sconfitte, ma stimoli a seguire
altre strade di ricerca.
Emotività ed entusiasmo sono un grande patrimonio interiore
che deve essere posto a servizio di chi aspetta, anche per anni, delle
risposte.
Grazie, Signora Cattaneo, volto umano della scienza.
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