lunedì 30 giugno 2014

CHIARA E LE ALTRE

IL BEL PAESE DEI CASI IRRISOLTI


Donne scomparse, evaporate, donne straziate e uccise.
Quotidiano pasto cannibalico di salotti televisivi.  
Italia, patria di storie senza soluzione, di casi irrisolti che rimarranno misteri; nessuno è colpevole.                                                                                                               .                                                                
Abilità dell’omicida o pigrizia degli investigatori? O ancora, investigazioni scientifiche inaffidabili?

Il delitto perfetto non esiste. Allora le altre opzioni. 

L’investigatore sonnolento che in caserma, davanti ad un computer, aspetta i risultati del DNA?
L'imperizia degli investigatori scientifici che non sanno congelare la scena del crimine?                                                         
Occorre porci una domanda: perché numerosi casi, oggetto di perizia e studi scientifici, sono rimasti irrisolti?

Risposta: perché i risultati della tecnologia e della scienza sono stati miseramente ”smontati” in sede processuale.

C’è un anello che non tiene…

Non si basano le indagini esclusivamente sugli esiti scientifici e tecnologici. Scienza e tecnologia senz’altro, ma di supporto all’arte dell’investigazione. Nel nostro Paese  è scomparso l’investigatore della strada, sono scomparsi l’intuizione, il parlare con la gente per conoscere e capire il contesto in cui è maturato un delitto.
Un buon investigatore dovrebbe sapere che è in straordinaria crescita il fenomeno dell’omicidio di prossimità: familiari, amici, conoscenti, vicini, colleghi di lavoro sono carnefici o vittime dei principali delitti commessi in Italia e gli ambiti familiari normali e tranquilli  spesso si trasformano in teatro dei delitti più efferati .
E’ proprio all’interno di questo nido caldo e accogliente che bisogna spiare, spiare, spiare.


Intanto Chiara, Roberta, Elena, Simonetta, Meredith e le altre ringraziano.

CRISTINA CATTANEO E LA SCIENZA CHE SPIEGA L'IGNOTO

                                            
                                                        Il volto umano della scienza

Un’afosa sera di prima estate. Un breve colloquio telefonico. Una voce cristallina e cordiale; un linguaggio semplice, ma di grande fascino, tradisce tenacia e passione.
E’ la voce di Cristina Cattaneo, eccellente professionista; spessore culturale e scientifico sorprendente.
E’ l’antropologa forense più conosciuta d’Italia, la scienziata che ha contribuito a risolvere molti casi di cronaca nera. Proprio in questi giorni , il suo costante lavoro ha portato all’individuazione ed al fermo del presunto carnefice della piccola Yara Gambirasio, la bambina di Brembate. Un’ inchiesta complessa , durata oltre tre anni.

Il suo laboratorio di Milano, il Labanof ( Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense )è un punto di riferimento per le Procure d’Italia e per l’Europa.

Parliamo di “ effetto CSI “, di spettacolarizzazione, di banalizzazione televisiva delle scienze investigative forensi. Il tono è perentorio: programmi nocivi, ledono l’immagine dei professionisti.
Il popolo dei salotti televisivi non ha idea del tipo di lavoro e dei suoi tempi. È necessario incrociare un insieme di informazioni cliniche, anatomopatologiche, ossee, balistiche. Le indagini richiedono mesi , a volte non si arriva a niente e bisogna ricominciare, ammette la professoressa Cattaneo con un velo di amarezza.

Certo, la scienza non offre risposte immediate né verità assolute, ma soltanto asserzioni sempre confutabili e sempre verificabili: “Certezze provvisorie”, è il titolo di un suo libro del 2010.
La nostra scienziata non risparmia una frecciatina ai magistrati che ritengono che i casi si possano risolvere in quattro mosse, quando, invece, occorrono tempi lunghissimi per una ricostruzione.
Magistrati e giornalisti sono “male educati”, afferma la Cattaneo, sottolineando la necessità di incrementare l’aspetto didattico e agevolare anche la diffusione della conoscenza  delle tecniche di laboratorio.
“Svolgere la sua professione in Italia è più difficile che altrove? La risposta è decisa: i metodi di indagine in Italia non hanno nulla da invidiare a quelli di altri Paesi, anzi i giovani, che desiderano intraprendere questi studi, possono acquisire ottime competenze nelle nostre Facoltà di Medicina. Proprio gli studi di Medicina, in particolare Medicina Legale, raccomanda la nostra scienziata, come base fondamentale e ineludibile per approdare a questa professione. Il medico legale, infatti, in itinere, durante l’indagine sceglierà le figure di appoggio delle quali avvalersi.

Una domanda che tocca il mondo interiore di questa straordinaria donna: l’influenza di questo lavoro sul modo di concepire il senso della vita e quello della morte. La risposta è serena e sicura: nulla è cambiato anche se la continua presenza del male e della violenza logora. Strazianti sono i colloqui con i familiari delle vittime.
Si intuisce che il lavoro della Cattaneo non è svolto solo sui morti, ma anche sui vivi. La fine di una ricerca sarà sicuramente avvertita come un grande conforto, una catarsi, una rivincita sulla morte.
Ha mai considerato la vita e la morte un mero incidente biologico?”  La risposta vacilla, traspaiono dubbio, incertezza e, soprattutto, ricerca, “certezze provvisorie”, ancora una volta.

Ecco che la donna e la scienziata coincidono, le figure si sovrappongono.
I limiti , dunque, non sono sconfitte, ma stimoli a seguire altre strade di ricerca.
Emotività ed entusiasmo sono un grande patrimonio interiore che deve essere posto a servizio di chi aspetta, anche per anni, delle risposte.
Grazie, Signora Cattaneo, volto umano della scienza.


giovedì 12 giugno 2014

NON È UNA RAGAZZATA

DIFFAMAZIONE ON-LINE SU FACEBOOK                                                            
                                                             
30 Maggio 2014: pubblicazione Commissioni Esami di Stato.
Valanga di commenti su Facebook, piazza virtuale utilizzata dagli studenti in rete .
Offese gratuite, racconti non veri, lesivi della persona e della professionalità di tanti docenti.
Così uno studente: "Non possono punirci .Una cosa è facebook, un’altra è la scuola". Proprio per niente, mio ingenuo studente!
Qualunque insulto può raggiungere un numero altissimo di persone: e più estesa è la platea, più grave è il reato. Caro studente, questa è diffamazione!

Ai fini dell’integrazione del reato di diffamazione, anche a mezzo Internet, è sufficiente che il soggetto la cui reputazione è lesa sia individuabile da parte di un numero limitato indipendentemente dalla indicazione nominativa è quanto chiarisce la Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione con la sentenza 16 Aprile 2014, n.16712. E la stessa Cassazione ribadisce che il reato di diffamazione non richiede il dolo specifico ma la consapevolezza di pronunciare una frase lesiva dell’altrui reputazione e la volontà che la frase venga a conoscenza anche soltanto di due persone.


Cari miei accomodanti genitori, non definite il reato commesso dai vostri figli una ragazzata ,perché non è così.
Un consiglio: documentatevi, vigilate per evitarvi  grandi amarezze e per proteggere i vostri figli da gravi danni presenti e futuri.
E soprattutto : insegnate ai vostri figli il rispetto per il prossimo.