giovedì 26 febbraio 2015

"IL DELITTO DELLA PASTICCERA"

                                             


             “Chi l’ha visto” ricostruisce l’omicidio di Sandra Casagrande               
                                                                              
                                                
“Mi no vao combater, mi no me intrigo”. Muro di omertà a Roncade, piccolo centro in provincia di Treviso.

Molti non hanno parlato, forse per paura, forse perché avevano qualcosa da nascondere. Poi qualcuno ha telefonato a “Chi l’ha visto”: “Voglio fare una dichiarazione sul fatto di Roncade che conosco bene, ma voglio restare in anonimo.Un uomo in divisa molestava continuamente la Sandra, lo sapevano tutti, ma su di lui nessuno ha fatto indagini. Sicuramente quella sera era lì”.

Se fosse vera questa testimonianza ci sarebbe una svolta nelle indagini sull’efferato delitto di Sandra Casagrande, massacrata nel suo negozio la sera del 29 Gennaio 1991 a Roncade.

Viene ricordato come”il delitto della pasticcera” l’omicidio della bella, corteggiata e indipendente quarantaquattrenne Sandra Cas agrande, proprietaria della pasticceria “Due Torri”.

I colpi di coltello e forbice furono violentissimi, brutali, al punto che una lama si spezzò, rimanendo conficcata nello sterno della donna. In bocca e nella gola un pezzo di stoffa, utilizzato probabilmente dal carnefice per soffocare le urla.

“Che odore, che orrore. C’era sangue dappertutto, ho messo la testa ma non ce l’ho fatta e me ne sono andato” commentò l’amico Zeno che aveva scoperto il corpo.

Il titolare di un distributore di benzina della zona si accorge che , durante la notte, qualcuno aveva infilato nel self tre banconote da 10000 lire sporche di sangue. Potrebbe essere stato l’assassino?

Le indagini si concentrano sulla pista passionale, si va alla ricerca di uno spasimante. Per mesi, davanti alle forze dell’ordine, sfilano clienti ed uomini sposati.

Risultato: l’inchiesta viene archiviata, per essere poi riaperta nel Giugno del 2009, quando la Procura spera di potere utilizzare le nuove tecnologie investigative basate sul DNA.

L’assassino ha lasciato tracce dappertutto: in bagno dove si è lavato le mani, sul coltello e sulle forbici usati per uccidere Sandra, sullo straccio messo in bocca per non farla urlare, sulle banconote intrise di sangue, sui vestiti della donna.

Dove sono questi reperti che potrebbero inchiodare il colpevole? Non si sa. Non esistono più. Anche gli abiti eliminati, bruciati a poche settimane dal delitto perché emanavano cattivo odore.

Chi sono, allora, i primi colpevoli? Sicuramente gli inquirenti, superficiali e frettolosi.

La vicenda diventa sempre più “noir”: “Chi l’ha visto?” ha incontrato un uomo che ha messo in relazione l’omicidio della pasticcera con la morte di Luciano Vio, ex marito di Sandra Casagrande, trovato morto annegato nel 1980.
Le indagini liquidarono subito la morte come suicidio. Modo strano di suicidarsi, gettandosi in un fiume, per un ottimo nuotatore. Quando fu ripescato, aveva le mani legate. Chi può legarsi le mani da solo?

E se Sandra fosse stata complice nella morte del marito?



Piera Denaro


Nessun commento:

Posta un commento