“Chi l’ha visto” ricostruisce l’omicidio di Sandra Casagrande
“Mi no vao
combater, mi no me intrigo”. Muro di omertà a Roncade, piccolo centro in provincia di
Treviso.
Molti non hanno parlato, forse
per paura, forse perché avevano qualcosa da nascondere. Poi qualcuno ha
telefonato a “Chi l’ha visto”: “Voglio fare una dichiarazione sul fatto
di Roncade che conosco bene, ma voglio restare in anonimo.Un uomo in divisa
molestava continuamente la Sandra, lo sapevano tutti, ma su di lui nessuno ha
fatto indagini. Sicuramente quella sera era lì”.
Se fosse vera questa
testimonianza ci sarebbe una svolta nelle indagini sull’efferato delitto di Sandra Casagrande, massacrata nel suo
negozio la sera del 29 Gennaio 1991 a Roncade.
Viene ricordato come”il delitto della pasticcera” l’omicidio
della bella, corteggiata e indipendente quarantaquattrenne Sandra Cas
agrande,
proprietaria della pasticceria “Due Torri”.
I colpi di coltello e forbice furono violentissimi, brutali,
al punto che una lama si spezzò, rimanendo conficcata nello sterno della donna.
In bocca e nella gola un pezzo di stoffa, utilizzato probabilmente dal
carnefice per soffocare le urla.
“Che odore, che orrore. C’era sangue dappertutto, ho messo la
testa ma non ce l’ho fatta e me ne sono andato” commentò l’amico Zeno che
aveva scoperto il corpo.
Il titolare di un distributore
di benzina della zona si accorge che , durante la notte, qualcuno aveva
infilato nel self tre banconote da 10000 lire sporche di sangue. Potrebbe
essere stato l’assassino?
Le indagini si concentrano sulla pista passionale, si va alla
ricerca di uno spasimante. Per mesi, davanti alle forze dell’ordine, sfilano
clienti ed uomini sposati.
Risultato: l’inchiesta viene
archiviata, per essere poi riaperta nel Giugno del 2009, quando la Procura
spera di potere utilizzare le nuove tecnologie investigative basate sul DNA.
L’assassino ha lasciato tracce
dappertutto: in bagno dove si è lavato le mani, sul coltello e sulle forbici
usati per uccidere Sandra, sullo straccio messo in bocca per non farla urlare,
sulle banconote intrise di sangue, sui vestiti della donna.
Dove sono questi reperti che potrebbero inchiodare il
colpevole? Non si sa. Non esistono più. Anche gli abiti eliminati, bruciati a poche settimane dal delitto perché
emanavano cattivo odore.
Chi sono, allora, i primi
colpevoli? Sicuramente gli inquirenti, superficiali e frettolosi.
La vicenda diventa sempre più
“noir”: “Chi l’ha visto?” ha incontrato un uomo che ha messo in relazione
l’omicidio della pasticcera con la morte di Luciano Vio, ex marito di Sandra
Casagrande, trovato morto annegato nel 1980.
Le indagini liquidarono subito
la morte come suicidio. Modo strano di suicidarsi, gettandosi in un fiume, per
un ottimo nuotatore. Quando fu ripescato, aveva le mani legate. Chi può legarsi
le mani da solo?
E se Sandra fosse stata complice nella morte del marito?
Piera Denaro
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