domenica 11 gennaio 2015

MEDEA FRA NOI: MADRI CHE UCCIDONO IL PROPRIO FIGLIO

Perché una madre può giungere ad uccidere i propri figli?
Cronaca quotidiana, ma anche dramma senza tempo e senza confini, quello delle madri assassine.

Medea tra noi. Le madri che uccidono il proprio figlioGian Carlo Nivoli nel suo "Medea tra noi. Le madri che uccidono il proprio figlio", elenca varie motivazioni che possono rendere le madri responsabili di questo crimine.

- L'atto impulsivo delle madri solite maltrattare i figli.
- L'agire omissivo delle madri passive e negligenti nel ruolo materno. 
- Le madri che uccidono i figli non desiderati. 
- Le madri che uccidono i figli trasformati in capri espiatori di tutte le loro frustrazioni. 
- Le madri che negano la gravidanza e fecalizzano il neonato. In questo caso, il neonato viene ucciso o lasciato morire nell'immediatezza del parto. 
- Le madri che riproducono sul loro figlio le violenze agite dalla loro madre. 
- Le madri che trasferiscono il desiderio di uccidere la propria "madre cattiva" al "figlio cattivo". 
- Le madri che desiderano uccidersi ed uccidono il figlio. 
- Le madri che uccidono il figlio perché pensano di salvarlo. 
- Le madri che uccidono il figlio per non farlo soffrire. 



IL COMPLESSO DI MEDEA E LA SINDROME DI MÜNCHAUSEN PER PROCURA (SMP) 


medea
Medea uccide suo figlio. 
Anfora. IV Sec. B.C.: Louvre - Parigi
Il Complesso di Medea deriva il suo nome dal mito greco e, in criminologia, indica una donna che uccide i propri figli per vendicarsi dei torti, reali o presunti, che subisce dal compagno. 
Ad Ostia, nel 1988, Apollonia Angiulli, annega nella vasca da bagno due figli, di 1 e 5 anni. .
La polizia, dando credito al racconto della donna, si convince che si sia trattato di un tragico incidente.

Nel 1991, muore affogato nella vasca un terzo figlio. La donna tenta il suicidio ma viene salvata e arrestata. Indagini più approfondite rivelano che l' Angiulli viveva un rapporto di forte tensione con il marito e, uccidendo i figli, intendeva attirare l'attenzione dell'uomo.

La Sindrome di Münchhausen prende il nome dal barone di Munchausen, un personaggio letterario che intratteneva i suoi ospiti, raccontando avventure impossibili. Tale sindrome indica il comportamento di chi presenta un disturbo, provocato artificialmente, per il quale chiede insistentemente l'intervento medico

La Sindrome di Munchausen per Procura riguarda chiunque induca dei sintomi su una persona, in modo che questa venga considerata malata.

Apparentemente la madre si prende cura del figlio, mentre nella realtà vuole procurare un danno alla salute del figlio o ucciderlo, allo scopo di stare al centro dell'attenzione, soprattutto del personale sanitario.

La sindrome si può manifestare, convincendo il bambino di essere malato o somministrando sostanze nocive (sale, droghe, iniezioni di feci, urina, saliva o veleni di vario tipo.

Una donna inglese affetta da SMP, curata mediante psicoterapia dal dottore A.R.Nicol, diceva:
"Mi piaceva sentire la compassione degli altri, mia figlia doveva stare male perché io potessi sentirmi importante. In ospedale ero qualcuno" e riferendosi ai medici:"Mi piaceva essere presa in considerazione da loro".
Nel 1990, Jennifer Bush, una bambina di nove anni, fu sottoposta a 200 ricoveri e 40 interventi chirurgici, perché avvelenata dalla madre mediante iniezioni fecali.

Lo psichiatra M. Lesnik-Oberstein della Free University di Amsterdam afferma: "l'infanzia di una madre affetta da SMP è caratterizzata da gravi privazioni affettive...il bambino viene ricoverato affinché la madre possa soddisfare indirettamente i suoi bisogni affettivi, peraltro appagati maggiormente con il coinvolgimento nel trattamento pediatrico".

Complesso è l'inserimento di tali comportamenti entro canoni psicologici o profili sociali ben definiti, perché chi soffre della SMP può appartenere a qualsiasi fascia sociale, né esiste un profilo psicologico specifico. Sono stati, però, individuati tratti ricorrenti: coinvolgimento in attività lavorative di tipo ospedaliero o di assistenza (infermiere, baby sitter); matrimoni in cui il marito è passivo e non supporta la moglie.

Si nota, negli ultimi tempi, un incremento di infanticidi commessi dalle madri. Le famiglie vivono momenti di disagio profondo e di depressioni, spesso, occulte.
Necessitano tempestivi interventi di aiuto e sostegno.
Realtà drammatiche, vicine a noi, passano sotto silenzio e si consumano nel disinteresse e nell'indifferenza.

Non possiamo fingere di non sapere e di non vedere, perché una debole coscienza rende colpevoli anche noi, allo stesso modo.

Piera Denaro


PER APPROFONDIRE 

VERONA PANARELLO: UNA MEDEA TRA NOI?di Piera Denaro
pubblicato su PalermoMania, il 15/01/2015

di Carlo A. Corsini

di Laura Zanellato

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